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Sunday, 28 September , 2008 / Iperione

Tramonti (reprise)


Propongo, qui di seguito, un’interessante lettura tratta dalle riflessioni pubbliche di uno dei massimi demagoghi presenti sulla piazza (italica), il nostro Ministro dell’Economia (ed all ‘Economia), Giulio Tremonti.

Abeona gia’ piu’ volte ha rivolto il suo sguardo sull’attivita’ politico-filosofico-intellettuale del ministro, ma ritengo che questo intervento debba rimanere nella memoria non come semplice commento, ma come rappresentazione definitiva del futuro di cui stiamo “facendo la storia”, come ama scrivere il nostro.

Come al solito, i mostri terribili da abbattere, o quantomeno da incatenare, nella coscienza dell’autore, sono il mercato, la globalizzazione, la libera circolazione dei beni, la speculazione (vista solo e sempre nella sua accezione negativa, la “peste del XXI secolo”).

Ancora una volta appare lo statalista, il dirigente, il dottore di numeri (e, per un certo tratto, anche il teologo…). Ecco di nuovo il dovere morale di imbrigliare le forze di mercato, cattive, colpevoli, maliziose; il dovere di “governare”, di “controllare”, di “regolare” e “disciplinare”.

Solo una riflessione. Supponiamo che acqua e cibo non siano due commodity qualunque (incipit peraltro in certi termini condivisibile); supponiamo che lo Stato (cosi’ come crede Tremonti) si prenda l’incarico di bilanciare le forze speculatrici di mercato, rendendo tali beni accessibili per tutti; supponiamo che tale operazione riesca; con quali risorse sara’ raggiunto l’obiettivo di sottrarre acqua e cibo al libero mercato? Suppongo attraverso fondi pubblici, che suppongo derivino da tasse ed imposte (che attivano i virtuosismi dei meccanismi redistributivi). Ora, come e’ gia’ esperienza nel Sud Italia, quale agente economico (imprenditore) avra’ mai voglia di essere meno pigro (quindi produttivo ed innovativo) se alle sue spalle c’e uno Stato che stabilisce un prezzo ed una quantita’? E’, nella sostanza, un ritorno ai soviet, alla pianificazione, al controllo dei prezzi, all’inflazione artificiale.

E buonanotte al liberismo (di cui il partito del on.Tremonti dice di portar la bandiera)…

L’INTERVENTO

Contro il mercato della fame e della sete

Alla base degli aumenti dei prezzi del cibo ci sono non solo i fondamentali dell’offerta ma anche una forte speculazione

Caro direttore,
1) Eravamo nel mondo circa 1 miliardo di persone, all’inizio del ‘900. Eravamo circa 2,5 miliardi, a metà del ‘900. Siamo circa 6,5 miliardi, all’inizio di questo secolo. Saremo in previsione più di 9 miliardi, prima della fine di questo secolo. Contrariamente a un’impressione che si sta ormai diffondendo, le previsioni economiche sono ancora affidabili, ma solo se basate sui grandi numeri e proiettate sulla dimensione temporale della lunga durata, da un decennio all’altro. Dati questi dati: cosa dire sull’oggi? Cosa prevedere per domani? Cosa fare?

Quindici, ancora dieci anni fa, poco più di 1 miliardo di persone aveva più dell’80% della ricchezza prodotta nel mondo. Oggi, tra quel poco più di 1 miliardo ed i restanti più di 5 miliardi, la ricchezza che si produce nel mondo è divisa a metà: 50%; 50%. Non è solo un differenziale demografico, economico, quantitativo. E’ un differenziale politico. Un differenziale ad alta intensità politica. Quindici, ancora dieci anni fa, la parte ricca del mondo era unificata da un proprio e dominante codice di potere: un unico codice economico e monetario, linguistico e politico, fatto dall’ideologia del mercato e del dollaro, dalla lingua inglese e dal G7. Questo ordine si è rotto, nel corso dell’ultimo decennio. Il vecchio codice di dominio è entrato in crisi, tanto al suo interno quanto al suo esterno, a fronte del nuovo mondo che è emerso un po’ dappertutto fuori dal vecchio perimetro del G7. Un mondo caotico e anarchico nella sua espressione d’insieme, fatta da sistemi e sottosistemi sociali ed economici, ideologici e politici, tra di loro fortemente differenziati: democrazie emergenti, che replicano alternativamente gli elementi migliori o peggiori dell’Occidente; Stati che ibridano insieme comunismo e mercato; Stati che esprimono e proiettano insieme neo-imperialismo e paleo-mercantilismo; Stati che sono ancora più feudali che sovrani. L’effetto di insieme, l’effetto complessivo è quello di una forte instabilità. Instabilità già in atto; e soprattutto instabilità in potenza. L’arte di «prevedere il futuro», l’arte di fare la «storia del futuro» è un’arte ricorrente. L’offerta di catastrofismo è una costante storica, ma nella sua intensità conosce cicli alterni di alto, medio, basso. Un’arte che in specie si intensifica nelle fasi di crisi, fino agli scenari catastrofici dell’iperconflitto, del nomadismo, del cannibalismo. Qui cerchiamo di essere più costruttivi. L’accaduto non può essere evitato. E’ l’inevitabile che può essere evitato. In questa prospettiva, cibo e acqua sono elementi essenziali e strategici. Rappresentiamoli in negativo, per capire più a fondo quanto contano: non cibo, uguale fame; non acqua, uguale sete.

2 Non cibo alias fame. Entro il 2030 la domanda alimentare crescerà del 50%. In particolare, negli ultimi tre anni, i prezzi alimentari sono globalmente cresciuti dell’83%. Solo nel 2007 il prezzo del pane è aumentato del 77%, quello del riso del 16%. Nel 2008 la tendenza non si è invertita. E’ solo un po’ rallentata. Alla base di questi movimenti e dei loro scarti improvvisi ci sono solo i fondamentali della domanda e dell’offerta o c’è anche la speculazione, la peste del XXI secolo? Per me (non solo per me) c’è anche e forte la speculazione. Ma comunque, anche ragionando solo in termini convenzionali di domanda e di offerta, c’è qualcosa di più. E’ questione di equilibri e di velocità sostenibile. La globalizzazione, fatta di colpo e a debito, è stata come aprire un vaso di Pandora, liberando forze che ora non sono facili da controllare. In ogni caso, sul cibo si è creata un’enorme asimmetria, tra l’Occidente e il resto del mondo. Un’asimmetria che è insieme culturale ed esistenziale. A) In Occidente, sul cibo si ragiona in termini lievi, postmoderni. Corriere della Sera del 24 settembre 2008: «Industria del benessere: è record!». Sole 24 Ore del 21 settembre 2008: «Magrezza di Stato» (su: Beker e Posner, Should the State regulate the fast food industry?).

In Occidente la questione del cibo viene in specie vissuta e presentata come un misto tra buone pratiche di igiene sanitaria (è così un po’ il verificarsi della profezia di G.B. Shaw: l’igiene diventerà la religione del mondo contemporaneo), pose radical-chic, idee psudoscientifiche, furbizie commerciali, prospettive di risparmi pubblici nella spesa per il welfare. Ancora ieri si auspicava in Europa un aumento dei prezzi per incentivare gli agricoltori a produrre minori quantità, ma di migliore qualità, etc… E via via con scemenze simili. Soprattutto c’è il dilemma, l’enigma tragico dei biocarburanti: sono un target europeo positivo e progressivo o sono un crimine contro l’umanità? B) Nel resto del mondo non è esattamente così. La fame ha fenomenologia e geografia nuove, diverse da quelle tradizionali. La fame non riguarda più solo le aree da sempre povere, o le aree colpite periodicamente da siccità o da eventi bellici. La fame è insieme più estesa e più discontinua di prima. Ed essa stessa può essere, si avvia a essere, non solo l’effetto ma anche la causa di guerre. E’ anche questo un lato oscuro della globalizzazione. Per fare un bilancio consolidato della globalizzazione è ancora troppo presto. Nella parte del mondo non «beneficata» dalla globalizzazione non tutti vivono comunque meglio, molti vivono ancora peggio di prima; perché, con i nuovi prezzi, non basta più neanche quel mezzo dollaro che prima «bastava».

3) Non acqua, alias sete. La domanda globale di acqua è triplicata negli ultimi 50 anni e si prevede che crescerà di un ulteriore 25% nel 2030. Almeno 500 milioni di persone vivono in aree che strutturalmente e permanentemente mancano di acqua. Per il 2050 è previsto che salgano a 4 miliardi. Da sempre acqua significa vita e salute. Lo sapevano bene gli antichi romani, con il loro motto Salus per acquas, con i loro acquedotti e le loro terme. Prima dei romani, vi era la Bibbia. L’acqua nella Bibbia non è solo una presenza fisica, sospirata e preziosa, ma è soprattutto e non per caso un simbolo spirituale. Sono almeno 1.500 i passi biblici «bagnati» dalle acque. Passi nei quali ci si imbatte in sorgenti, fiumi, mari, laghi, ma anche in piogge, nevi, rugiade, pozzi, cisterne, acquedotti, piscine, bagni, torrenti, imbarcazioni, pesci, pescatori. L’acqua racchiude valori simbolici fondamentali al punto da trasformarsi in un segno stesso di Dio e della sua parola. L’acqua rivela anche un profilo terribile, di giudizio e di distruzione: pensiamo solo al diluvio o, più semplicemente, al mare che nella Bibbia è visto come un simbolo del nulla, del caos, della morte. E’ scritto nell’Apocalisse: «Il mare non c’era più […]. Un fiume d’acqua viva, limpida come cristallo, scaturiva dal trono di Dio e dell’Agnello […]. A colui che ha sete darò gratuitamente acqua della fonte della vita» (21,1.6; 22,1). Quel Dio, che aveva dissetato il suo popolo nel deserto, offrirà allora una «sorgente di acqua che zampilla per la vita eterna» (Giovanni 4,14).

Da sempre la civiltà dipende dalla disponibilità di acqua. E’ stato detto, correttamente, che l’acqua è più importante del petrolio. In un prossimo futuro sarà possibile sostituire il petrolio con altre fonti di energia, come quella nucleare o quella solare. Ma non sarà mai possibile sostituire l’acqua. La disponibilità di acqua, va da sé, è essenziale per aumentare la produzione agricola in modo da corrispondere all’incremento della popolazione mondiale. A differenza del cibo, l’acqua sta diventando una risorsa scarsa, anche nei Paesi sviluppati. Vi sono innumerevoli segnali. Ad esempio, quest’anno per la prima volta 18 milioni di californiani hanno dovuto subire un forte razionamento delle forniture idriche. Stiamo parlando della parte del mondo più ricca e più innovativa dal punto di vista tecnologico. Ma tutto ciò evidentemente non è bastato. Il progresso tecnologico potrà indubbiamente aiutare nel trovare nuove risorse idriche e, soprattutto, nell’usare più efficientemente quelle esistenti. Ma il problema non è soltanto tecnologico o risolvibile solo con la scienza. E’ un problema anche politico, ed anche morale.

4) Cibo e acqua non sono una merce qualsiasi, una commodity qualsiasi da lasciare al mercato secondo la logica del profitto. La logica del profitto può senz’altro favorire un’allocazione efficiente delle risorse. Ma l’efficienza economica ha poco o nulla a che fare con il soddisfacimento dei bisogni primari di chi — regione geografica o classi di cittadini — non dispone delle risorse economiche necessarie per pagare prezzi di mercato.

La logica del mercato va correttamente applicata per rendere cibo e acqua più disponibile per tutti, in modo efficiente e senza sprechi. Ma non deve essere applicata per rendere il cibo e l’acqua un nuovo e formidabile strumento per conseguire profitti privati di monopolio o rendite di posizione. Come per il cibo, anche per l’acqua sta finendo l’illusione pluridecennale di una crescente disponibilità a prezzi sempre più bassi. I governi hanno il dovere di adottare le misure necessarie affinché l’acqua non diventi una ragione di separazione sociale tra ricchi e poveri, che si tratti collettivamente di interi Paesi o individualmente di cittadini, all’interno dei vari Paesi. Serve per questo il principio di una nuova governance del mondo. E’ per questo che, nel suo grande respiro, si condivide pienamente il discorso fatto il 23 settembre 2008 per l’Europa, all’Assemblea generale delle Nazioni Unite dal presidente della Repubblica francese: «La comunità internazionale ha una responsabilità politica e morale che noi dobbiamo assumere… non possiamo governare il mondo di oggi, quello del XXI secolo, con le istituzioni del XX secolo… Abbiamo un secolo di ritardo… Non possiamo più aspettare… a trasformare il G8 in G14, per farvi entrare la Cina, per farvi entrare l’India, per farvi entrare l’Africa del Sud, il Messico, il Brasile. L’Italia propone un grande passo in questa direzione fin dal prossimo vertice che ospiterà. L’Italia ha ragione!». Nel 2008 il suo anno di Presidenza del G8, l’Italia intende proprio andare avanti invitando tutti gli altri Paesi a compiere insieme un passo avanti verso il futuro. Un futuro che può e deve essere migliore del presente.

Giulio Tremonti
Ministro dell’Economia
28 settembre 2008

26 Comments

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  1. Guido Lamongolfiera / Sep 28 2008 5:09 PM

    Si parte da acqua e cibo (ogni tipo di cibo? anche il caviale? e chi decide che non anche il caviale?) per poi immancabilmente ricomprendere nei processi di statalizzazione il mondo sanitario (la salute è certo altro bene primario…), delle abitazioni, il vestiario, i trasporti, l’istruzione, l’ambiente, l’aria… se ancora ci resta un po’ d’aria…

  2. Guido Lacarriola / Sep 29 2008 12:42 PM

    Codesta forma mentis la mi garba alquanto…

    (link al video citato: tre persone che parlano con una voce sola!)

  3. Ivo Mass / Oct 16 2008 4:26 PM

    Eccolalà (reprise):

    Non vedeveno l’ora di scatenersi… e ora si scateneranno

  4. lagiardiaintroversa / Nov 24 2008 8:27 PM
  5. Ivo Antidepressiv / Dec 6 2008 12:30 PM

    Due giorni fa, mi affaccio cinque minuti cinque su Porta a porta: ospite Tremonti, lodato da Sansonetti, non contrastato dalla De Gregorio e infine adulato da Giannino, il sedicente britishman…

    Non ho né voglia né tempo di recuperare il video della trasmissione, riporto solo uno scambio di battute tra i protagonisti della serata, così come il ricordo mi sovviene… quasi letteralmente (tanto è stato lo shock!)

    Tremonti: gli Usa sono diversi dall’Italia – pausa – meglio l’Italia – pausa – per tanti tanti versi…

    Sansonetti: in effetti negli Stati Uniti mancano molte garanzie, ad esempio la cassa integrazione o le pensioni pubbliche…

    Tremonti: è vero – pausa – ci sono pochissime pensioni pubbliche – pausa – tutto dipende da Wall Street – pausa – e se non hai una pensione pubblica e sei pensionato – pausa -vai a mangiare il kitekat nelle roulottes…

    Dopo questi florilegi, ho deciso per l’ennesima volta che la migliore reazione a Vespa fosse semplicemente andare a nanna.

  6. Enza Investim / Dec 8 2008 7:34 PM

    …proprio le stesse soluzioni per affrontare i problemi ed il futuro!

  7. Enza Lungimir / Jan 12 2009 10:29 AM
  8. Eva Maleciriman / Feb 5 2009 5:07 PM

    “…well, the gentleman was off”.

  9. Iperione / Mar 7 2009 1:25 PM

    No comment.

    TG1 ore 20, 6 Marzo 2009:

    Trascrizione integrale

    Riotta:” Ministro, ha sentito le ultime notizie dagli Stati Uniti, disoccupazione +600.000 a Febbraio, arrivata all’8%, General Motors, la mitica GM, sull’orlo della bancarotta, (gesto di imbeccata), a che punto siamo nella crisi globale?”

    Min.Tremonti:”Mah…La crisi c’e’ e in America inizia e speriamo finisca. Si ricorda quando in Italia c’erano i mini assegni?”

    R.:”(ride)…si…”

    T.:”E’ la stessa cosa: negli anni novanta, e devo dire democratici e repubblicani son dentro insieme, (ne)gli anni novanta inizia… una… una moneta diversa da quella buona. Lo Stato, gli Stati, spesso, rinunciano alla sovranita’ monetaria, consentono che a fianco della moneta buona, quella sovrana, nasca una moneta privata, commerciale, parallela, fondata sul nulla. E’ quello che ha causato la crisi, e’ quello che… si comincia a capire la causa della crisi. Credo che abbia ragione il presidente americano, quello che va fatto, quello che farei, e’ (PRONTI???)… piu’ Stato, piu’ decisamente.”

    Busi:”No, io vorrei chiedere questo: Ministro, voi avete varato oggi un pacchetto di interventi per gli ammortizzatori sociali, [blah, blah, blah blah], ma, eh, (PRONTI???), siamo alla vigilia, come Lei ben sa, dell’8 Marzo, quindi mi chiedo, Le chiedo, se avete varato qualche provvedimento anche in favore delle donne…” (Do-man-do-na, eh…)

    T.:”Mah, senta, quando c’e’ una crisi e la gente ha bisogno, il bisogno e’ uguale, per gli uomini e per le donne…”

    B.:”No…ma…”

    T. [con gesto di “famme di’…”]:”…pero’, se posso dire, il bisogno e’ uguale per gli anziani e… Lo vedo abbastanza uguale per tutti, pero’ nella crisi c’e’ una cosa che si nota [pausa, arriva la verita’]: le donne sono le vittime…”

    B.:”…talvolta pagano…”

    T.:”…non sono gli artefici, questo e’ un dato significativo. Chi ha causato la crisi, l’avidita’… Sono soprattutto gli uomini.” [mah…]

    R.:”Ministro, quando Lei, eh, nella Sua recente pubblicistica ha indicato, eh, chi soffre di piu’ in questa crisi, ha visto, mmh, ceti meno abbienti, precari, lavoratori che rischiano di essere, eh, disoccupati e le immagini che noi vediamo spesso dall’Italia, ci parlano di frizioni sociali aspre, di gente che e’ messa in difficolta’ da questa crisi, i banchieri meno ma i precari di piu’. Che farete?” [una domanda meditata…]

    T.:”Bah…Cosa facciamo… Intanto chi ha il posto di lavoro e lo conserva, sta meglio di prima e lo sanno, e’ come se avesse una specie di tredicesima in piu’, perche’ dai mutui alle bollette alla benzina, tutto sta un po’ scendendo e questo e’ buono. Chi non ha il posto o rischia di perderlo, deve essere aiutato. E’ quello che abbiamo fatto in questi mesi, e’ quello che faremo, eh…[pausa, arriva un’altra verita’] Non abbiamo ancora avuto grandi tensioni sociali, ma sappiamo che ci sara’ gente che perde il posto, ha difficolta’ sul posto ed e’ la ragione per cui abbiamo messo {enfasi} molti soldi in quelli che con [espressione di sufficienza] un nome strano si chiamano ammortizzatori sociali, vuol dire aiuto [grazie, ministro]. Io posso dire questo, e ne sono convinto moralmente: noi siamo,eh, nella crisi, stiamo camminando lungo una strada difficile, pero’ non lasceremo indietro nessuno [queste sono le parole famose usate da G.W.Bush per benedire uno dei suoi ambiziosi piani di sviluppo sociale…]. Tutto quello che possiamo fare lo faremo perche’ non vogliamo lasciare indietro nessuno e a partire dai piu’ deboli.”

  10. Eva Compar / Mar 16 2009 9:31 AM

    Si parva licet componere magnis…

  11. Eva Elucubr / Mar 19 2009 11:26 AM

    E c’è ancora qualcuno che ripropone la fantasia (per non dire espressamente la bufala…) secondo cui il pensiero di Tremonti è imparentato in qualche modo con il liberismo…

    Che poi sia il primo cittadino del primo comune d’Italia a sparare ancora tali barzellette, ciò dice davvero molto della classe politica italica e dell’altissimo suo livello culturale…

    P.S.: solo in questo Paese e solo grazie a queste controparti, Tremonti la dura e Tremonti la vince…

  12. Eva Scomunich / Mar 28 2009 4:52 PM

    Un saio, prego…

  13. Eva Imbalsam / Mar 29 2009 9:33 AM

    Ecco un passo che fa comprendere come i media italiani creino costantemente miti e mitologie dal nulla:

    “«Stavolta non farò battute, né polemiche» ha anticipato ai collaboratori ieri sera, prima di salire sul podio: il suo non sarebbe stato un discorso da trascinatore, ma un intervento filosofico-culturale. «Serio». Fin dall’esordio: «Vi parlerò della crisi», argomento finora ampiamente ignorato. Definito dalla speaker «l’uomo la cui genialità l’Europa ci invidia», invocato dal coro Giulio-Giulio, lui si aggiusta gli occhiali con il sorriso del timido e parla a braccio, tenendo sotto gli occhi un foglietto su cui ha appuntato le parole-chiave. «Paura» e «speranza», citando non il suo pamphlet ma il discorso di insediamento di Obama, e riconoscendosi nella sfida di far prevalere la speranza sulla paura. «Crisi» appunto, affrontata «non dall’alto dell’economia ma dall’alto della politica e della storia». Segue una sintesi dell’elaborazione culturale di Tremonti: le radici giudaico-cristiane, la patria narrata come «la terra dove riposano i nostri genitori», l’intuizione della «crisi americana stile ’29», la riscoperta del ruolo pubblico; «la fine non del mondo ma di un mondo», il primato del lavoro sulla finanza, la «terra incognita » che però non è «la mezzanotte della storia» ma «la svolta che batte la sua ora nelle nostre vite»”.

    P.S.: noto a margine che non di Panorama, di Libero, del Giornale si tratta, bensì del Corriere. Complimenti al Corriere.

  14. Eva Pension / Aug 28 2009 11:31 PM

    Per il ciclo “Sesquipedalia”:

    “Se ci fosse il buon senso da parte degli economisti di stare zitti un anno o due ne guadagnerebbero loro stessi e noi tutti”.

    • Pancione Mago / Aug 29 2009 11:06 AM

      Meno male che c’è lui…er principe da finanzza…

  15. Eva Traduc / Oct 2 2009 9:14 PM

    “In questa banca non si parla inglese e i soldi che depositate restano in questa banca”.

    (Ormai non è nemmeno più questione di parafascismo, è proprio scimunito…)

  16. Eva Ricompar / Apr 21 2010 10:48 AM

    Gira che ti rigira

  17. lagiardiaintroversa / Jun 7 2010 1:07 AM

    Dibattitissimo tra il mitico ministro per la 4x/(3x+2)*(3x+2)/5 ed una serie di altri premi Nobel

  18. Eva Riproduc / Aug 5 2010 3:43 PM

    Fin quando i Lo Cicero e i Riformisti vari di turno continueranno a pubblicare articoli di tal fatta, non ne usciremo…

    No che non usciremo… no che non si vedrà via d’uscita da quella che andrà pur definita, un giorno, una delle più riuscite mistificazioni di inizio secolo nell’intero mondo politico occidentale.

  19. Eva Estra / Jun 29 2011 7:24 PM

    “…abbinando un gratta e vinci a ogni ricevuta fiscale”.

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